Al termine di una vicenda che mette in discussione tutto il suo passato, Marco Volpi decide di lasciare il suo lavoro nel settore della carta e, con l'assenso-consenso della famiglia, aprire un agriturismo nella campagna lucchese. Tre anni dopo, gli affari gli danno ragione: le vigne producono ottimo vino, i turisti fanno registrare il tutto esaurito. Una famiglia normale impegnata a vivere una vita normale. Fino alla mattina in cui il signor Gomez, un cileno ospite di Villa Volpi, viene trovato morto nella sua stanza. Ammazzato.
A indagare è chiamato il commissario Iannone che deve fare i conti con un veleno tipico degli Indios sudamericani, il curaro, una pantofola sinistra taglia 42 scomparsa e un gruppo eterogeneo di ospiti-sospetti: due coppie di coniugi, una tedesca e una spagnola, quest'ultima con figlio, e una coppia di fidanzatini di Roma. A complicare la situazione lo strano riferimento, la sera prima dell'omicidio, alla Panamericana da parte della vittima. Cosa c'entra questa rete di comunicazione lunga oltre venticinquemila chilometri, che si sviluppa lungo la costa pacifica del continente americano, al cui completamento molti si oppongono? Soprattutto, chi era veramente il cileno, forse sbarcato a Lucca con qualche preciso proposito, che qualcuno aveva voluto uccidere? Un indaffaratissimo uomo d'affari, come lui stesso si era definito, che aveva pestato i piedi alle persone sbagliate? E questa strada che per lui era così importante?
La vita vera poco ha a che fare con i romanzi di Agatha Christie o le storie di J. B Fletcher… Forse…
Un romanzo brillante, tratteggiato in giallo e sfumato con un pizzico di ironia e un omaggio alla più classica della detective story.