Dalla quarta di copertina: Canne al vento è uno dei romanzi più riusciti e famosi di Grazia Deledda e anche quello in cui la scrittrice sarda rende esplicita la sua grande ammirazione per Tolstoj e Shakespeare. Il romanzo ruota attorno al cammino di espiazione di un uomo semplice e buono, il fedele servo Efix, che vittima della cattiva sorte accetta di buon grado di espiare, con voti di povertà e grandi sacrifici, la colpa che ormai lo lega indissolubilmente alle dame Pintor, sue padrone, perché in parte responsabile della loro rovina. Il suo rapporto con la nobile famiglia dei Pintor è così antico che il suo servizio viene dato per scontato e le tre donne non si preoccupano neppure di pagarlo. Ma l'arrivo del nipote dal Continente sconvolge le abitudini della famiglia e rischia di far traballare definitivamente le poche certezze delle zie, aggrappate al passato più per l'onta del disonore che per orgoglio. L'arrivo del giovane avventuriero rappresenta una tappa fondamentale nel processo di redenzione del vecchio Efix in seno alla famiglia: per lui Giacinto è come un figlio e sarà proprio lui a riportare in pari il vecchio debito che il servo sente nei confronti delle sue padrone, alle quali ha dedicato tutta la sua vita con dedizione e rispetto. La favola del servo fedele si mescola al folklore delle feste popolari, alle forze soprannaturali di spiriti e folletti e ai guai di altri personaggi, che vengono aiutati dal buon vecchio Efix lungo il suo cammino di redenzione.