Il maestro di Moxon è un racconto breve ma ricco di suggestioni. Protagonisti sono Moxon, inventore e filosofo dilettante, e la sua creatura meccanica: un automa giocatore di scacchi. Lo spunto narrativo parte dal saggio di E. A. Poe Il giocatore di scacchi di Maelzel in cui lo scrittore smaschera un falso automa scacchista detto Il Turco che era diventato famoso in Europa e negli Stati Uniti. Ma "Bitter Bierce" manipola la materia a suo modo. Come si intuisce dal titolo, egli mette in guardia gli uomini del suo tempo contro la tirannia di una macchina tanto simile all'uomo da ereditarne anche il suo lato oscuro (ricordate HAL 9000 in 2001: Odissea nello spazio?). La prima parte del racconto si svolge sotto forma di dialogo quasi-platonico tra Moxon e il narratore sulla natura dell'intelligenza e sul concetto di vita, che Moxon interpreta in maniera meccanicistica, sulla scia di quel pensiero positivista che faceva coincidere il progresso dell'umanità con quello scientifico-tecnologico, senza spazio per la spiritualità, riducendo l'uomo a "macchina" vivente. E del resto egli mette in dubbio la stessa idea di progresso, il suo "Turco" è un ibrido mostruoso, sul volto impassibile sono dipinte fattezze umane, ma il corpo è quello di un gorilla, con arti asimmetrici dalla presa mortale, simbolo di una regressione ad uno stadio puramente istintivo, dove vige la logica del più forte. Egli sembra portare alle estreme conseguenze le teorie del filosofo inglese Herbert Spencer, padre del darwinismo sociale che predicava "The survival of the fittest": in un mondo dove non c'è più spazio per lo spirito, chi è il più adatto a sopravvivere, l'uomo o la macchina?-